l'omelia del cardinale Gualtiero Bassetti
SINODO DELLE MISERICORDIE
Messa solenne nella Basilica di San Salvatore in Lauro a Roma
Roma 17 marzo 2022
OMELIA DEL CARDINALE GUALTIERO BASSETTI
“Permettete anche da parte mia un saluto ai confratelli cardinali e vescovi qui presenti. In particolare a monsignor Franco Agostinelli, l’indimenticabile mio vicario di Arezzo, Cortona e Sansepolcro. E un caloroso saluto al dottor Domenico Giani, Presidente Nazionale delle Misericordie d’Italia che conosco da 23 anni. Caro Domenico, quante avventure abbiamo percorso insieme nella vita e belle, grazie a Dio. E un saluto a tutti i correttori e i confratelli di tutte le Misericordie d’Italia e questo lo faccio come uno di voi, perché non mi ricordo da quanti anni sono iscritto alla Misericordia di Firenze, che è la prima ad esser nata in Italia. Addirittura sono capo di guardia a riposo e pago tutti gli anni la mia piccola tariffa, perché voglio continuare ad essere confratello attivo, in qualche modo.
Vi porto poi i saluti di tutti i vescovi d’Italia che indegnamente, anche se per poco, rappresento. Dico per poco, perché all’Assemblea di maggio sarà eletto il nuovo Presidente della CEI.
Il profeta Geremia ci propone stasera il tema delle due vie. L’una, che è percorsa da chi confida in sé stesso e nelle proprie forze, è destinata, quindi, al fallimento. L’altra, di chi confida nel Signore, che è fiorente come l’albero che stende le sue radici lungo il corso di un fiume.
“Maledetto l’uomo che confida nell’uomo. Sarà come un tamarisco nella steppa. Dimorerà in luoghi aridi nel deserto, in una terra di salsedine, dove nessuno può vivere” (Ger 17,5-6). Per questo il Signore annuncia con forza “Benedetto l’uomo che confida nel Signore e il Signore è la sua fiducia” (Ger 17,7). E noi vogliamo essere dalla parte di coloro che confidano nel Signore e il Signore è la nostra fiducia. Egli – continua Geremia – “è come un albero piantato lungo un corso d’acqua, verso la corrente stende le sue radici” e “non smette di produrre frutti” (Ger 17,8).
Dunque, il primo augurio che io faccio a tutte le nostre Misericordie è che continuino davvero a portare frutti e siano frutti secondo il Vangelo.
Con l’immagine dell’acqua, che nelle zone desertiche del medio oriente era il simbolo dell’abbondanza della vita, il profeta vuole che i suoi ascoltatori dimorino nella fedeltà al signore e al suo patto. E Geremia conclude sottolineando la necessità che tutti abbiamo di guarire il cuore perché il cuore è il luogo che indica la profondità degli affetti, è il luogo ove si prendono le decisioni. E noi stasera, proprio perché fratelli e sorelle misericordiosi, vogliamo rinnovare la nostra decisione di legarci per sempre a Dio e quindi, fra i due luoghi, scegliere quello della fedeltà.
Il tempo liturgico della quaresima, unitamente al Sinodo, evidenzia meglio il significato del mandato alle Misericordie d’Italia.
Camminare insieme non è l’ultimo slogan inventato da Papa Francesco. No, non è così. Con questa parola “Camminare Insieme” si coglie davvero l’indole profonda della Chiesa e il suo impegno missionario di annunciare il Vangelo.
Introducendo i lavori della 74esima Assemblea Generale della CEI, ebbi modo di dichiarare che il cammino sinodale rappresenta quel processo necessario che permetterà alle nostre Chiese che sono in Italia di potere annunciare la verità del Vangelo nelle mutate condizioni di vita degli uomini e delle donne del nostro tempo. Ogni comunità ecclesiale, sia essa la parrocchia, sia un movimento e quindi anche le nostre Misericordie, devono mettersi in cammino sulla via del Vangelo, che tutti siamo chiamati a proclamare ad ogni uomo e ad ogni donna, condividendone le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce, come dice il Concilio. Tutti siamo chiamati, per il nostro battesimo, all’annuncio a alla testimonianza del Vangelo.
Alle Misericordie, in particolare, desidero, proprio come uno di voi, ancora una volta richiamare la loro identità cristiana. Le questioni organizzative ed economiche, la preoccupazione di stare al passo con i cambiamenti, i problemi della società contemporanea, il diffuso secolarismo che insidia ogni ambiente costituiscono certamente un pericolo di non poco conto per l’effettiva e piena testimonianza della vita e delle attività delle nostre Misericordie. Nessuno di noi, e lo dico da fratello misericordioso, perché tanti anni ho vissuto nella Misericordia di Firenze, può dirsi immune dalla tentazione dei compromessi di questo mondo, dalla tentazione di preferire, magari a fin di bene, il successo alla coerenza, la quantità alla qualità. Oggi le nostre istituzioni e opere di carità, nate e cresciute in tempi lontani si trovano tutte ad un bivio: o riescono a tener viva, in mezzo ai mutamenti, l’ispirazione religiosa ed evangelica originaria, oppure rischiano di perdere il loro sapore, il loro senso, la loro ragion d’essere più vera e profonda.
Le ho pensate queste parole, ero incerto se dirle. Ma ve le dico dal di dentro perché vi voglio bene e vi dico queste cose perché amo profondamente le nostre confraternite e sogno per esse un futuro tanto più fecondo e più bello nella misura in cui sapranno ancorarsi alle loro radici.
Mi sento fiero di poter dire che le Misericordie sono ancora un grande albero e fruttuoso in cui circola linfa cristiana.
La natura dell’Associazione laicale e cattolica delle nostre confraternite è finalizzata alla carità e alle varie forme di soccorso e di servizio, ma insieme alla formazione delle coscienze nello spirito del Vangelo e della dottrina della Chiesa.
La Misericordia non mette insieme le persone solo per azioni buone o per motivi di aggregazione umana. Essa è molto di più. Vuole essere una grande palestra ed esperienza di carità basata sulla fede, sulla fratellanza cristiana e animata dalla formazione e dalla preghiera. Siamo in cammino verso il Giubileo del 2025 e tutti ci dobbiamo interrogare su noi stessi e sulle nostre opere. Il Sinodo di cui vi parlavo pocanzi è uno strumento formidabile per un esame di coscienza collettivo anche per le Misericordie. Cosa può essere migliorato all’interno delle nostre confraternite? Come migliorare i rapporti cristiani? Come fare emergere in ogni scelta le ragioni della trasparenza evangelica e del reale sentire con la Chiesa? Son domande fondamentali ed è necessario che ce li poniamo.
Siamo in un momento, fratelli e sorelle, in cui la nostra sfida, la vostra missione di essere al fianco del prossimo è ancora più forte e pregnante. Di fronte al dramma di una guerra ingiusta e crudele, le Misericordie si sentano spinte a fare ancora di più per queste vittime innocenti dell’Ucraina.
Ha detto il Papa: “Dio non si stanca mai di noi, però vuole svegliarci dal nostro letargo interiore”. Abbiamo allora il dovere di intensificare le nostre preghiere perché il Signore soltanto ha la possibilità di far tacere le armi. Sì, tacciano le armi in Ucraina, ma anche nello Yemen, in Siria, in Etiopia e in tante altre parti del mondo.
Dio, fratelli, vuole la pace. Dio sta con gli operatori di pace. Chi fa la guerra dimentica l’umanità, si affida alla logica diabolica e perversa delle armi, che è la più lontana dalla volontà di Dio.
Al tempo stesso noi siamo chiamati, come il Buon Samaritano, a chinarci su chi ci è prossimo, ad accogliere quei tanti profughi che fuggono dalle loro terre per sottrarsi alla tragedia della guerra.
Questi fratelli ci interpellano e Gesù ci ripete con forza: “ciò che fai al più piccolo di costoro lo fai a me”.
E beati i misericordiosi perché troveranno misericordia.
Sia lodato Gesù Cristo”.